Il mondo cattolico riflette sui referendum e prende posizione, soprattutto per quanto riguarda i quesiti sull’acqua che «é e deve restare un bene comune». Questo ad esempio é l’invito di monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, vescovo di Locri-Gerace: «L’acqua fra qualche anno sarà più preziosa del petrolio – ricorda il presule -. Non possiamo permettere che sia il privato a gestirla». Anche il vescovo di Sessa Aurunca, monsignor Antonio Napoletano, sollecita i fedeli della sua diocesi «a considerare se non sia veramente il caso di sostenere la campagna referendaria di quanti invitano a votare sì».
In un documento della diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, approvato dall’arcivescovo Giovan Battista Pichierri si fa notare che «l’acqua é un bene comune e va gestito – senza sprechi e inefficienze – dalla comunità ». I rischi del nucleare, continua il testo, sono ancora maggiori dei benefici. E per il legittimo impedimento, esso «allunga i tempi per l’accertamento della responsabilità penale e per il risarcimento dei danni arrecati alle persone offese».
Anche per l’Azione cattolica di Cosenza-Bisignano «l’acqua non é una merce di scambio».
Mentre don Aniello Tortora, direttore dell’Ufficio pastorale per i problemi sociali e lavoro di Nola sottolinea: «Andiamo a difendere un bene comune. L’acqua, elemento vitale, imprescindibile per la sopravvivenza».
La Chiesa di Nola, inoltre, «ritiene che sia necessario ripensare il problema dell’energia nucleare e perseguire la strada delle energie rinnovabili».
Un invito a votare per il sì ai quesiti riguardanti l’acqua giunge anche da don Alessandro Cirillo, responsabile della Commissione diocesana Giustizia e Pace di Nocera Inferiore-Sa
o.
Mentre Unitalsi, Agesci e Modavi (Movimento delle associazioni di volontariato italiano) sollecitano gli iscritti a votare con consapevolezza.
Infine Francesco Zanotti, presidente della Fisc, riassume così la posizione dei Settimanali Cattolici: «Acqua: non é una merce qualsiasi e il suo uso deve essere razionale e solidale». Nucleare: «Si é posta, in particolare, la domanda su quale futuro intendiamo consegnare alle nuove generazioni». Legittimo impedimento: «Il dibattito é stato meno appassionato anche perché la gente si aspetta che su quesiti così complessi si esprima il legislatore».
(da Avvenire 9 giugno 2011)