Chiesa “Grande” San Francesco di Paola – Cavalcavia D’Amaro –
La nuova chiesa San Francesco di Paola (Chiesa Grande) voluta fortemente dal Mons. Aniello Marano sorge su di un’area di mq. 7000 circa occupandone solo 1400 mq., la rimanente parte di suolo è adibita ad attrezzature accessorie (servizi, attività sportive etc.).
Le ampie aperture vetrate nella zona di ingresso, rivolta a nord, permettono una illuminazione diffusa e totalizzante. Ma i setti nelle possenti pareti terminali della chiesa, rivolti ai rimanenti punti cardinali fanno in modo che la luce investa l’altare e ponga in posizione preminente la zona culto.
La zona delle funzioni religiose è realmente privilegiata rispetto alle altre: è il punto focale per la disposizione nel vertice superiore del triangolo ideale che è la pianta della chiesa ed è anche il punto di riferimento dall’esterno.
I fedeli prendono posto in banchi disposti ad anfiteatro; i banchi sono leggermente dislivellati tra loro. Nella parte cuspidale del triangolo è ubicata la zona per l’organo e il coro.
L’altare è di pietra lavica vesuviana lavorata a mano, con inserto in legno.
La Via Crucis, che riproduce il viaggio del Calvario del celebre pittore americano Ben Stahl, è ancora di pietra lavica, decorata a mano.
Il battistero con colonne che sorreggono la vasca è anch’esso di pietra vesuviana lavorata e decorata con quattro figure maiolicate e dipinte a mano, con San Giovanni Battista. Il tutto, con l’acquasantiera a mò di conchiglia, è un inno di lode all’antica arte boschese e dell’area vesuviana che inneggia alla natura bellissima dello “sterminator Vesevo” che adorna singolarmente lo straordinario golfo di Napoli.
Le vetrate, ben ventiquattro, sono tutte istoriate con vetri cotti a fuoco e uniti a piombo.
Il soggetto della vetrata principale che sovrasta maestosa l’altare maggiore, rappresenta il nostro San Francesco, pellegrino sulla terra, estatico nella visione del Cristo risorto e asceso al ciclo, attorniato da quattro angeli, che raccolgono le preghiere dei fedeli e le presentano come in due piccoli otri a Dio salvatore.
Le vetrate laterali onorano ancora il Santo patrono nella visione dell’Arcangelo Michele che gli consegna lo scudo con lo stemma “Caritas” e il miracolo della traversata dello stretto di Messina sul proprio mantello con il bastone a far da timone.
Le vetrate laterali illustrano la storia della chiesa, dall’Ascensione del Cristo che manda gli Apostoli a convertire il mondo, con Maria Regina e Madre della Chiesa, la cupola di S. Pietro, madre di tutte le chiese, quindi la chiesa di Nola con S. Felice e S. Paolino, vescovi.
Una tematica molto viva è quella dei soldi della chiesa, con sotto i vizi capitali che li sciupano, mentre in alto sono magnificati i Santi che hanno amministrato questi soldi, come S. Giovanni Bosco, S. Pio da Pietrelcina, Beato Bartolo Longo, Beata Savina Petrilli, fondatrice delle nostre suore, Sorelle dei Poveri di S. Caterina da Siena, la Madre Teresa da Calcutta, il nostro Padre Arturo d’Onofrio, i missionari tutti della Chiesa, la quale si edifica – plantatio ecclesiae – nella preghiera e nella croce del suo fondatore. S. Giorgio Martire ci indica la lotta perenne tra il bene e il male e vuole ricordare l’Agesci e il Masci che sostanziano nel tempo la nostra comunità parrocchiale.
Altre vetrate illustrano i sette Sacramenti. Le prime due il Battesimo e la Cresima, l’Eucarestia e l’Ordine Sacro, giacché interdipendenti questi sacramenti l’uno con l’altro, mentre le altre tre sono con l’illustrazione dei sacramenti della riconciliazione, con la croce che spezza le catene del peccato e le sacre chiavi dei poteri di sciogliere e legare; il Matrimonio con l’unione indissolubile degli sposi e gli anelli che s’intrecciano, come le vite dei due in una, e l’olio degli infermi con la spada che vince anche la morte e la sofferenza e il ramo d’ulivo che ci rappresenta il balsamo della grazia, per i sofferenti.
Le vetrate della facciata, ben nove, degradanti, con la prima di più di cinque metri per tre e mezzo, rappresenta le mani del Santo Paolano che sorreggono il fuoco, contro tutte le leggi della natura, davanti ai messi pontifici che vorrebbero distoglierlo dal voto di quaresima perpetua per sé e per i suoi frati, con la grande scritta “CHARITAS” e una striscia di luce di fuoco che si estende bellamente per tutte le vetrate, con un effetto policromo, che simboleggia il fermento della carità di Dio e dell’amore che suscita negli uomini nel tempo, e dal tempo all’eternità e all’infinità di Dio.
Le porte di Bronzo sono state realizzate con maestria dal prof. Luigi Sepe, mastro d’arte, fuse nella fonderia Supino di Scafati.